L'Angolo di Stoppani by Internet
 
 
16/12/2003 16:17 - Quando Bonfiglio si asside sullo scranno per Schio l'incetta è lapalissiana...
Dopo aver cullato l’oneiros di confezionare l’eminente scalpo scledense, e poscia aver tenuto la puntaglia per tutto l’arco della tenzone, la Gescom ha segnato infine il passo. Le viterbesi per giunta si sono presentate a questa tenzone orbate di Valentina Siccardi, per la quale si ventila e si paventa l’operazione in artroscopia al menomato menisco, e con Silvia Martinello in precarie condizioni, utilizzabile soltanto a mezzo servizio. Inoltre, oltre ai dimezzati ranghi, le gialloblù si sono trovate prospicienti la propria vista una granitica corazzata, doviziosa e munitissima in ogni reparto,che può annoverare tra le proprie file 2 atlete eponime del Parnaso cestistico come Bonfiglio e Taylor, coadiuvate da un sibaritico cast di supporto composto da atlete di lignaggio come Zimerle, Antibe e Tuvic, Caselin, Arnetoli.

Nonostante siffatte vicissitudini, la Gescom senza palesare sudditanza reverenziale alcuna, si è prodotta nel primo mini-allungo in progressivo (8-4), propiziato da un’ispirata trimurti allogena. Ma l’asceta Coppa, icona del basket autoctono, è corso subitaneamente ai ripari, intemerando le proprie discenti in un time-out dai draconiano toni. Così la decuria scledense ha riordinato perentoriamente le fila, ridisegnandosi nella propria essenza, proiettandosi sul 19-14 nella fase embrionale del secondo round. Ma la Gescom non era di certo affetta da estasi contemplativa, e anzi, trainata dalla pertinace Mirkovic, produttiva in entrambi i lati del rettangolo, è riescita a collocare la propria prua avanti al culmine della seconda frazione, di una quisquiglia come testimonia il 37-36.

Il terzo periodo è stato contrassegnato da un regime di equilibrio, spezzato soltanto dall’abbacinante Bonfiglio, che con una naturalezza pari ad un talento eteroclito, ha confeziona sugli ultimi tornanti del quarto, un parziale di 5-0, di capitale peso specifico (51-46). Le antropofaghe orobiche hanno posto le premesse ad un allungo più vigoroso che ha permesso alla creatura di Coppa, di involarsi in cabrata sul +10 (64-54) grazie al poderoso apporto sotto i cristalli della transalpina Antibe, e soprattutto grazie agli immaginifici vortici di classe di Bonfiglio, che per me medesimo è un talento cristallino come l’acqua che gorgoglia da almi rivoli. Ma la Gescom nonostante ciò non si è sgretolata e sfaldata, non mollando affatto le redini degli ormeggi. Infatti, divellendo alcuni palloni, consecutio di una fruttuosa zone-press, e finalizzando con maggiore repenza, la Gescom ha limato il gap, il disavanzo fino al –6(64-70). Ma si è trattata di una chimerica parvenza, e di una fiammata caduca, dato che Bonfiglio, assidendosi sullo scranno, ha nuovamente rispedito agli inferi una pur ardita Gescom.

Del resto al cospetto di una pleiade di etoile, la compagine laziale si è battuta allo stremo, non lesinando alcuna stilla di sudore, e lambendo un’affermazione che avrebbe conferito lusso e lustro. Ma la Famila, con il piglio detonante, nel momento fatidico e topico, ha saputo sublimare esponenzialmente la propria parabola di rendimento facendo perno sul talento di maggior vaglia del panorama indigeno, ovverosia quella Susanna Bonfiglio, che non a caso ha già provato l’ebrezza di calcare il proscenio della Wnba, nella Mecca e nel gotha del basket ecumenico. Eppure la Gescom è riuscita a tratti ad elidere e neutralizzare la debordante aussie Penny Taylor, la cui impronta lasciata non è stata indelebile come sovente è accaduto unquanno.

Ma nella fase terminale, al momento di pontificar la sentenza, la Gescom ha pagato esosamente balzello all'astenia, non potendo disporre di alternative ramificate, e di un parco ricambi intercambiabile. Come testimoniato in reiterate istanze, la Gescom ha palesato di non possedere l’autonomia sulla lunga gittata, flettendo progressivamente d’intensità, fisiologicamente, nelle cruciali fasi, allorchè servono polmoni d’amianto ossigenati, correlati ad una tenuta nervosa temprata d’acciaio. Tutto ciò è da addebitare infatti alle scarse rotazioni di cui può disporre Scaramuccia, che può intercambiare la pauperie di 7/8 giocatrici. Nelle fila della decuria della Tuscia, oltre la succitata Mirkovic, a stagliarsi è stata anche la Dea Calì Burse, capace di totalizzare un lauto bottino, costellato da 20 punti e 11 rimbalzi. Ma anche lei nella stretta conclusiva aveva polmoni ansanti e il serbatoio in rosso. Se la decuria della Tuscia avesse profuso comunque il bellicoso spirito e la mentalità esplicitata dinanzi alla Spezia e Schio, ora le viterbesi presidierebbero quartieri altolocati e sarebbero appostate in posizioni apicali.

Archiviata la sesta capitolazione in sequenza, la Gescom dal rinnovato spirito e dalla mentalità rismerigliata volgerà la propria prua verso la rotta partenopea, allorché all’andata confezionò una carolingia impresa, che è anche la postrema di questa stagione gravida di strali. Sono e ricorsi che avrebbero reso gaudento Giovan Battista Vico.

Alessandro Stoppani


 
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